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La visione della sede

L’approccio “dissacrante” dell’architetto Serena Mignatti per la ristrutturazione di Palazzo Grazioli

intervista di Dario Menor Torres

 

L’architetto Serena Mignatti è riuscita a trovare un’unica risposta per due esigenze di natura diversa.

La prima rispondeva alla necessità di ristrutturare un fabbricato complesso come il piano nobile di Palazzo Grazioli, con una lunga storia alle spalle e una struttura originale del Seicento con modifiche posteriori fino al periodo più recente quando alloggiava Silvio Berlusconi, “figura politica che ha segnato la storia contemporanea del Paese”, ricorda Mignatti.

La seconda richiesta veniva dai particolari desiderata dell’Associazione per la sua nuova sede.

“Avevamo poco tempo per realizzare il nostro progetto, oltre al fatto che non si potevano fare opere murarie importanti, dovute soprattutto alle particolari caratteristiche di Palazzo Grazioli e ai vincoli con la Soprintendenza, dovevamo usare inoltre parte dell’arredamento della vecchia sede”, spiega l’architetto.

Selezionata dal Consiglio Direttivo tramite un bando aperto ad altri studi di architettura, Mignatti ha deciso, in accordo con l’Associazione, di sviluppare un progetto in discontinuità con ciò che c’era a Palazzo Grazioli, con il suo stile ricco e le importanti complessità. Per questo ha scelto un approccio “dissacrante”, prediligendo il contrasto alla mimesi di fronte alla storia e alle bellezze dell’immobile, che avrebbero potuto essere percepite ingombranti.

“Ho pensato al progetto guidata dalla bellezza della semplicità, provando a riflettere e a dialogare con quello che già era presente. Ho preferito non seguire le logiche preesistenti scegliendo un linguaggio semplice e funzionale, optando più per la flessibilità e per la funzionalità degli spazi rispetto all’estetica del contesto”.

Questo approccio risulta evidente in alcuni dettagli, come ad esempio le nicchie negli imbotti delle finestre che hanno, di fatto, guadagnato spazi per la lettura e per la socialità, oppure il grande corridoio sviluppato come “cuore pulsante dell’associazione” e non soltanto come luogo di passaggio.

“Ho cercato di disegnare le esigenze dell’Associazione, proponendo un’architettura

leggera, semplice e tecnologica. L’utilizzo di materiali specchianti, usati ad esempio nel Bar, giustificano la scelta di non mettersi in contrasto con il contesto inserendo nuovi elementi. Lo specchio riflette il contesto originario assorbendone i toni, i colori e rimandando un’immagine deformata ma rispettosa”.

Per l’architetto, che ha lavorato con il supporto delle eccellenze e delle professionalità dell’artigianato italiano, questo progetto arriva dopo aver firmato diverse residenze di lusso, come uno dei palazzi dell’Emiro del Qatar, e grandi metrature a Londra, New York e Roma. Una di queste ultime è l’abitazione romana di Italo Calvino, diventata la nuova dimora di Thom Yorke, leader dei Radiohead, e l’attrice Dajana Roncione.

In precedenza Mignatti svolse il ruolo di direttore artistico dello studio Fuksas.

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